Il modo di fare arte di Giuseppe Chiari, artista Fluxus, non si riduce all’idea dell’arte ‘nell’autoanalisi di se stessa’ (arte concettuale), …”bensì l’arte è alterità contro identità”, “l’arte è il differente: è arte in quanto si pone come costantemente variabile, costantemente variabile perché è viva”. “L’arte è facile”, che è uno degli statements più conosciuti dell’artista fiorentino, vuole appunto attirare l’attenzione dell’osservatore mediante il paradosso, in modo da renderlo partecipe fruitore di un’evidente contraddizione. L’attitudine da parte di chi osserva quest’affermazione precisa in qualche misura la proprietà dell’arte stessa, in quanto la coscienza umana non è passiva ma svolge un ruolo determinante nel fare affiorare il processo artistico. Mediante il coinvolgimento l’artista rende complice il fruitore, spingendolo a liberarsi di tutte le norme e rituali inibitori che ancora lo incatenano.

L’arte per Chiari non si limita come nel concettuale alla definizione dell’arte stessa, ma al contrario diventa la definizione dell’inverso dell’arte nelle sue differenze. Pertanto essa è la definizione dell’inverso dell’arte.

La complessità e la profondità del suo modo di vedere le cose, che si esplicano nella distruzione delle tecniche della musica, della poesia, della pittura, per favorire e visualizzare gli aspetti complementari della realtà e la loro interdisciplinarietà, mettono in luce la basilare importanza di un’analisi portata avanti per veicolare un sapere, una nuova episteme. Un sapere legato al procedere irreversibile, che spinge Chiari all’estrema precarietà di numerosi accadimenti acustici, dal carattere sempre più rarefatto fino al limite dell’udibile e alla visualizzazione dei testi artistici, alla soglia dell’impercettibile e dell’intelligibile.

Giuseppe Chiari ha avuto un importante riconoscimento alla Kunsthalle Fridericianum di Kassel ed ha partecipato a diverse esposizioni internazionali negli Stati Uniti ed in Europa.

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