La mostra presenterà una serie di nuove opere, connettendole ad alcune precedenti in un percorso che parla di vita, di natura, di spazi e di ascensioni, di cieli e di radici. Questa narrazione parte dunque da un’immersione totale nel grembo protettivo della natura pugliese e degli ulivi di Montalbano di Fasano, con l’opera La Villetta degli Ulivi (2015), immagini 3D, analogiche e video, che dichiara subito gli intenti fondamentali del lavoro dell’artista, compenetrare realtà e artificio tecnologico con l’impiego delle tecniche digitali più innovative: Nell’universo delle immagini di sintesi nulla di ciò che appare reale proviene dal mondo vero, tangibile, analogico. Si crea così un cortocircuito dello sguardo: ciò che sembra fotografia dal vero non lo è. In tal senso l’uso del 3D è più vicino alla pittura e alla scultura di quanto non lo sia l’immagine fotografica o la ripresa video dichiara Mariagrazia Pontorno in una intervista. E a un livello più profondo suggerire la costruzione di un futuro possibile partendo da basi molto umane, essenziali, ancestrali. Nelle parole della stessa artista: Alla base di una intuizione scientifica c’è sempre qualcosa di visionario e onirico, di mai pensato. E vorrei restituire attraverso l’uso dell’immagine questa energia iniziale, portandone alla deriva la scintilla di pensiero da cui tutto è scaturito. La parte centrale del percorso è costituita dal video Il Cedro dei Cieli (2014), che appartiene a un corpus di lavori recenti legati a storie dell’Orto Botanico di Pisa. Il cedro del Libano si sradica e si innalza nel cielo come una mongolfiera, introducendo il tema del volo e dell’ascensione che è al centro dell’ambizioso video inedito che conclude il percorso narrativo della mostra: I Cieli di Roma (2015). Ispirandosi alle riprese dell’ultimo volo in elicottero su Roma di Papa Benedetto XVI, all’indomani delle sue dimissioni, l’artista ha ricostruito integralmente in 3D il velivolo facendogli sorvolare la capitale contemporanea, e innestando nel montaggio le riprese effettuate da un drone; i cieli rosa di Roma danno luogo poi alla stratosfera e allo spazio, in coincidenza di un’eclisse totale di sole. L’elicottero bianco diventa così un oggetto ancora più metafisico rispetto all’originale, un autentico mezzo di trasporto spirituale che disegna tracce aeree sulle zone urbane e siderali: ciò che guardiamo è un vettore, una presenza in movimento che lascia intravedere la natura feconda del contemporaneo – agganciata al futuro così come al passato. Infine, nell’ultima saletta di Palazzo Barnaba, troviamo Roots (2010), in cui i grattacieli di New York decollano pacificamente mostrando le loro radici fitomorfe: è come se quest’opera fosse il cuore e l’origine di tutto il resto.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Maretti Editore

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