A poco più di un mese dalla chiusura della mostra City as Canvas, la prima che celebra a New York la storia di un movimento chiamato a rivoluzionare l’arte della fine del XX secolo, la Fondazione Studio Carrieri desidera ricordare con la mostra Urban Mystical Expressions il trentennale della propria collaborazione con Dominique Philbert, in arte ERO (1967-2011), uno dei massimi rappresentanti del Graffiti Writing newyorkese degli anni ’80.

Flyer della mostra di ERO all Fun Gallery di New York nel 1983

Flyer della mostra di ERO all Fun Gallery di New York nel 1983

La storia di Dominique Philbert, nato da genitori di origine afro-caraibica e arrivato a New York all’età di quattro anni, è per molti versi simile a quella degli altri graffiti writers cresciuti nelle zone malfamate di New York in quei decenni, se non fosse per il fatto che ERO è l’unico della sua generazione a aver fatto parte di una cerchia molto ristretta di graffiti writers celebri nati in media dieci anni prima di lui.

Nel 1982, a soli 15 anni, ERO vende la sua prima tela per $ 500 grazie a Patti Astor, la direttrice e fondatrice della Fun Gallery di New York, prima di partecipare, nei tre anni seguenti, a progetti di ambito nazionale e internazionale, come la mostra Arte di Frontiera New York Graffiti, organizzata alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1984 a partire da un progetto di Francesca Alinovi, o la storica collettiva New York Graffiti Writers 1972-1984 della galleria Gallozzi – La Placa di New York.

Tra il 1984 e il 1985, ERO soggiorna a più riprese a Martina Franca, dove collabora con lo Studio Carrieri. Con una decina di opere realizzate tra il 1983 e il 1985, tra cui la serie intitolata Urban Mystical Expressions, partecipa nel gennaio 1985 alla mostra La Lettera Emancipata – Quattro Strateghi con Daze, Phase Two e Rammellzee, e poi alle fiere internazionali di Madrid, Milano e Basilea. Quest’importante gruppo di opere offre uno spaccato unico e imprescindibile sull’ultima evoluzione del Graffiti Writing newyorkese, prima della crisi estetica – e commerciale – suscitata dalla repressione di questo movimento messa in atto dal sindaco di New York Edward I. Koch tra il 1978 e il 1989. Come Christian Omodeo sottolinea nel saggio critico che introduce il catalogo edito in occasione di questa mostra, la presentazione di queste opere nel 2014 fa riscoprire quella carica dirompente che permise a un giovanissimo ERO di ergersi al pari dei nomi sacri del Graffiti Writing newyorkese e legittima quei toni acidi che fecero da contraltare all’evoluzione del paesaggio sonoro newyorkese e al diffondersi dei suoni elettronici della New Wave, oltre che dell’Hip Hop.

Specialista franco-italiano di Urban Art, Christian Omodeo è storico dell’arte. Dopo aver sostenuto la sua tesi di dottorato presso l’Université Paris-Sorbonne, svolto attività di ricerca presso l’Institut National d’Histoire de l’Art e insegnato presso l’Université de Picardie-Jules Verne, lavora oggi come professore e curatore freelance. Ha fondato Le Grand Jeu, un’agenzia specializzata nello sviluppo di progetti di Urban Art, nel 2012

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